Le pause migliorano la produttività

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pause e produttività

Il termine produttività non è mai stato tanto popolare come in questi ultimi anni. Nella società moderna la produttività è diventata un parametro importante di valutazione delle performance.

Quando si parla di produttività si fa riferimento a due parametri importanti:

  1. VELOCITÀ di esecuzione

  2. QUANTITÀ di lavoro eseguito

Fermo restando la qualità del lavoro, con la produttività si valuta la quantità di lavoro svolto in un determinato lasso di tempo.

Con l’obiettivo di raggiungere una produttività sempre maggiore, si cerca di fare più cose e sempre più velocemente. E così ci si ritrova alla fine della giornata con un senso di spossatezza e la terribile sensazione di aver fatto mille cose… senza però averne portata a termine nessuna!

Ti risuona in qualche modo familiare?

Nelle aziende le persone che risultano più produttive sono quelle che vengono “premiate” con altro lavoro.

Un vero e proprio controsenso. Perché si dovrebbe finire prima se il guadagno è un ulteriore sovraccarico? O, peggio, il dover portare a temine anche il lavoro di qualcun altro più lento.

Nel campo della libera professione la situazione non è certo più rosea.

I liberi professionisti quando terminano prima non concludono certo la loro giornata: prendono in mano la to do list e si buttano a capofitto nella task successiva con la motivazione che “di lavoro da fare ce n’è sempre. Almeno mi porto avanti per domani”.

Cosa che puntualmente viene disattesa il giorno successivo, quando la situazione si replica. Identica.

Produttività come forma controllo

La misurazione della produttività, che inizialmente può apparire come un modo migliore di valutare, gestire e organizzare tempo e attività, si è spesso trasformata in un’arma a doppio taglio e sovente, troppo, viene utilizzata come strumento di controllo.

Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla

scriveva Lord William Thomson Kelvin

Controllo dei tempi, della quantità di lavoro, dell’output ottenuto ecc.

La società competitiva, e anche una certa cultura tossica del lavoro in cui siamo inseriti, ci porta a saltare il pranzo o mangiare davanti al pc per terminare un lavoro, a saltare le sessioni in palestra perché troppo stanchi, a lavorare fino a tarda ora sacrificando il riposo.

Tutto a discapito dell’energia mentale.

E invece di utilizzare al meglio la tecnologia a disposizione, ne diventiamo schiavi.

Sempre rintracciabili, sempre a disposizione.

Gli strumenti di time management non vengono usati per fare una fotografia prima e un’analisi poi. Essi vengono introdotti per valutare, sanzionare e controllare le persone.

Ma siamo proprio sicuri di utilizzare gli strumenti nel modo corretto? La colpa non è mai degli strumenti in sé. L’intelligenza artificiale, che tanto sta dividendo l’opinione, invece di semplificare il lavoro, spesso lo complica e soprattutto… lo moltiplica.

Quando ero dipendente e uscivo alle 18:30 dall’ufficio c’era sempre almeno una persona che con un sorriso sornione mi apostrofava con un “oggi mezza giornata eh?”.

Una battuta che mal cela l’abitudine mentale della competizione lavorativa. E che ovviamente va a fomentare sensi di colpa o di inadeguatezza.

E così questa affannosa ricerca di una maggiore produttività può essere fuoriero di ad un pericoloso atteggiamento: un’incontrollata FOMO (Fear Of Missing Out) che può portare sull’orlo del burn out.

La pausa come strumento di produttività

Anche se può apparire contro intuitivo, fermarsi è essenziale per aumentare la produttività.

Siamo esseri umani, non siamo macchine. Funzioniamo a cicli di alti e di bassi. Alterniamo momenti di energia e momenti di recupero.

La pausa è una esigenza fisiologica!

Un uomo camminava in un bosco quando, all’improvviso, incontrò un taglialegna intento a tagliare il tronco di un albero. Il taglialegna era stanco e affaticato. Lavorava da cinque ore ed aveva fretta di concludere il lavoro. L’uomo, avvicinatosi, gli fece notare però un “piccolo” dettaglio. La lama non tagliava bene. Sarebbe stato quindi opportuno, prima di continuare, fermarsi un attimo per affilarla. A quel punto il boscaiolo rispose stizzito: “Non vede che ho fretta? Devo finire al più presto. Non ho tempo di affilare la lama.”

Stephen Covey – Le sette regole per avere successo

Abbiamo bisogno di pause per ricaricarci.

  • la creatività è stimolata dall’ozio e dalla noia

  • la memoria a lungo termine si forma durante il sonno

  • staccare la spina dalle attività permette di dare spazio al cervello di stimolare nuove sinapsi e trovare soluzioni inaspettate

Come utilizzare le pause

  1. Pianifica le giornate in anticipo limitando il numero di attività. Inserisci e programma anche le pause

  2. Prevedi l’imprevisto: non programmare mai tutto il tempo a disposizione. Ci sarà sempre almeno un imprevisto.

  3. Tecnica del pomodoro: utilizza la tecnica del pomodoro, alternando momenti di lavoro a momenti di pausa.

  4. Allenati: Durante le pause fai un moderato esercizio fisico. Ti aiuterà a tenere attivo il tuo corpo e ad ossigenare il cervello

  5. Cammina nella natura: se ti è possibile, esci e cammina a passo sostenuto. Libera la mente

Utilizza le pause in modo funzionale. Programmale.

E soprattutto RISPETTALE.

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