Hai mai pensato che i primi ambassador del brand sono proprio le persone che ci lavorano?
Ogni volta che una persona interagisce con te (o con un collaboratore o dipendente) ti identifica non solo come persona fisica ma anche come rappresentante di un brand aziendale.
Cosa significa essere Brand Ambassador
Ho partecipato ad un workshop Lego Serious Play dal tema essere Ambassador del proprio brand.
Ogni workshop Lego Serious Play è una nuova scoperta e al tempo stesso un salto nel passato: mi riporta indietro ai giochi dell’infanzia.
E poi diciamo chiaramente: imparare qualcosa attraverso un gioco è molto più facile che in una riunione.
Sono già alla mia seconda esperienza di Workshop Lego Serious Play e sono già sicura che in futuro ci saranno ulteriori occasioni. La prima volta è stato solo un assaggio di poche ore (qui puoi vedere l’intervista a Michael Forni, uno dei facilitatori della giornata). Questa volta invece il workshop è durato un’intera giornata.
Siamo già tutti dei brand ambassador, anche se spesso inconsapevolmente.
Troppo spesso infatti questo aspetto viene sottovalutato: la reception, il call center, chi risponde alle mail. Questi sono tutti punti di contatto tra l’azienda e il suo cliente. È importante che tutte le persone coinvolte siano allineate sui valori del brand e sulla tipologia di comunicazione.
Un dipendente maleducato o inefficiente diventerà nella mente del suo interlocutore, per associazione di idee (il nostro cervello lavora per associazione sottoposto ai bias cognitivi), sinonimo di un’azienda maleducata.
In un futuro prossimo lavoreremo sempre di più con persone con cui riusciamo a comunicare e con le quali siamo in empatia. Lo scontro (ndr non la divergenza di opinione) non piace a nessuno!
Come possiamo quindi diventare brand ambassador consapevoli?
Ad accompagnarci in questo workshop e nel percorso di consapevolezza sono stati Fabrizio Faraco e Stefania Boleso (nella intervista a Stefania ho approfondito ulteriormente l’importanza dei dipendenti come brand ambassador)
- Come possiamo spiegare ai nostri partner, collaboratori e anche ai nostri clienti che ognuno di loro è già un ambassador del nostro marchio?
- Come sfruttarne la comunicazione in modo che sia un win-win per entrambi?
Cosa è Lego Serious Play
Lego Serious Play è una metodologia Lego utilizzata per pensare, comunicare e risolvere i problemi attraverso dei modelli 3D e ha come obiettivo quello di risolvere un problema o aiutare a prendere delle decisioni.
Avere un modello tridimensionale:
- facilita l’interazione tra i partecipanti di un gruppo
- aumenta la condivisione delle conoscenze
- porta alla creazione di soluzioni condivise
In pratica la magia è già tutta contenuta nel nome di questa metodologia, Lego Serious Play ovvero:
- Lego: è un modo molto semplice per costruire modelli tridimensionali
- Serious: gioco serio, cioè viene usato per problemi seri
- Play: è un gioco, quando giochiamo seguiamo le regole senza considerarle stringenti o soffocanti perché ci sentiamo in un ambiente sicuro in cui tutti possiamo dare il nostro contributo
Raccontare e spiegare un quesito o un problema attraverso i mattoncini lego è sicuramente più facile: non sono necessarie competenze particolari.
Il ruolo del facilitatore nel workshop Lego Serious Play
Ogni workshop di Lego Serious Play è guidato da un facilitatore. Il suo ruolo è quello di portare i partecipanti, attraverso una serie di domande, a dare una risposta ad un quesito strategico.
La risposta però non deve essere immediata: prima si costruisce il modello tridimensionale con i Lego e solo in seguito si racconta la storia attraverso il modello realizzato.
Ogni partecipante è portato a raccontare e a descrivere il proprio modello: in questo modo si può “vedere” il punto di vista altrui in maniera fisica, rendendolo così concreto e tangibile. Si costruiscono modelli reali di qualcosa di astratto, idee e concetti.
Ma attenzione: non si usa questa metodologia per progettare!
Lego Serious Play è utile per affrontare un problema di natura strategica e per arrivare ad una soluzione condivisa. Si usa dunque Lego Serious Play ogni volta che ho bisogno di un confronto, laddove cioè il comunicare è importante.
Concentrarsi sui mattoncini colorati sposta il focus dalla persona (meno conflitti personali) al modello costruito.
Brand Ambassador: il workshop di Lego Serious Play
Una volta spiegate le regole, si inizia con il primo esercizio e la prima costruzione.
Tutti i partecipanti sono dotati degli stessi pezzi Lego, contenuti in un sacchetto.
Si parte. La prima domanda è:
Descrivi te stesso!
Le mani iniziano a muoversi e nel tempo di una canzone il nostro io prende magicamente una forma concreta, in versione Lego.
Questa sono io:
Sembra che non abbia svolto il lavoro ma invece è un disordine apparente, pensato. Io sono quella che fa I push-up (ahhh la mia passione per lo sport). Tutto sembra disordinato ma invece ha un ordine, o comunque sono io quella che deve rimettere l’ordine.
E poi ci sono quegli occhi all’esterno: per riuscire ad avere una visione laterale a 360 gradi.
Sono io e al tempo stesso è il mio lavoro.
Mi viene in mente che far lavorare i miei clienti sul loro personal brand e sul loro perché con i mattoncini Lego risulterebbe molto più facile.
Pochi timide costruzioni ma già da queste prime mosse si iniziano a delineare anche i vari caratteri dei partecipanti e la fase di spiegazione che segue quando si termina il modello ne è la conferma.
Si passa a definire un modello preconfezionato, quasi un riscaldamento:
costruisci una torre che termini con qualcosa di verde.
Tutti hanno a disposizione gli stessi pezzi in numero, colore e dimensione ma i risultati sono sempre completamente diversi.
C’è chi punta molto all’altezza e chi invece si concentra sul significato dei singoli pezzi che assembla.
Non c’è mai un modello giusto o uno sbagliato. E neppure una lettura di tipo psicologico.
Essere Brand ambassador: cosa significa?
Dopo la fase di warm up si entra nel vivo del workshop legato al tema “diventare ambassador del proprio brand o della propria azienda”. Prima di tutto è necessario rappresentare se stessi lavorativamente all’interno dell’azienda.
Adesso nel tempo della canzone la richiesta è:
Rappresenta il tuo lavoro e la tua storia professionale
I quesiti si susseguono ancora e fanno ragionare molto sul concetto di identità:
-
Chi sei intimamente: il concetto di identità è un insieme delle nostre caratteristiche, dei tratti sociali e relazionali, dalle nostre conoscenze, dall’appartenenza a determinati gruppi.
-
Come ti vedono all’esterno e come ti percepiscono: come pensi che ti vedano gli altri
-
Cosa aspiri a diventare: riuscire a identificare con chiarezza chi vogliamo diventare può essere molto motivante, riuscire a rappresentarlo con un modello fisico gli dà una spinta ulteriore.
Le domande poste dal facilitatore richiedono costruzioni sempre più complesse e mano a mano anche i mattoncini non sono più sufficienti. Dal primo sacchetto a disposizione adesso i partecipanti possono accedere ad un intero tavolo pieno di altri elementi super colorati, mattoncini lego e anche figure di animali.
Le richieste danno anche spazio ad interpretazione:
Il modello rappresenta l’aspetto lavorativo? Oppure ci si mette in gioco anche dal punto di vista personale?
Ecco quindi che la semplicità di un cubo di lego diventa un simbolo di stabilità, gli animali vengono usati per rappresentare la propria famiglia piuttosto che il livello di crescita del proprio business.
Le diverse personalità emerse con i primi modelli tridimensionali si delineano sempre più durante la giornata.
E adesso è arrivato il momento di mettere insieme i 3 modelli (1-2-3), anche fisicamente.
È il momento anche di scrivere.
Ci viene fornito un modello canvas e su questo viene riportato in poche frasi il lavoro della mattinata. Dopo aver costruito i modelli, la puntualizzazione scritta risulta molto più facile e non necessita di ulteriore spiegazione.
“Quello che scrivete nel Canvas diventa un attivatore della profondità della storia, sia le parole che i modelli (che ognuno ha fotografato), rimane a futura memoria di quello che è stato raccontato di sé e della propria storia” ci dice Fabrizio.
Completato il Canvas adesso si deve smontare il tutto, quasi fosse un mandala. Osservo le persone mentre lo fanno e mi accorgo che è come se stessero smontando una parte di loro, risulta faticoso dal punto di vista emozionale.
Dal lavoro individuale al lavoro di squadra
Dopo vari modelli, cambiano anche le regole.
Dal lavoro del singolo si procede a lavorare in squadra.
Persone appartenenti alle stesse strutture aziendali sono state fatte sedere vicine sin dalla mattina. Ma oltre a loro ci sono anche business completamenti diversi: si passa da startup nelle fasi iniziali, ad aziende già consolidate, idee ancora non sviluppate a business internazionali.
È questo il momento in cui viene chiesto di unire fisicamente i modelli, per rappresentare un singolo modello.
Realtà diverse che devono imparare a collaborare.
L’importanza della comunicazione: a chi ti rivolgi?
E adesso si passa ad affrontare il tema della comunicazione:
a chi ti rivolgi quando comunichi?
I tuoi clienti sono importanti e spesso sono loro il tuo interlocutore, ma cerca di essere ancora più specifico segmentandoli.
E non pensare solo ai clienti ma a tutte le persone alle quali comunichi : giornalisti, investitori, colleghi, competitor.
E ovviamente ora si tratta di descriverlo con un piccolo modello utilizzando i lego a disposizione. Ci è concesso di utilizzare ben tre modelli diversi (ogni modello ha un unico significato).
Il network: le persone attorno a noi
Sapere a chi ti rivolgi è importante, ma non è l’unico elemento.
Quali sono i tuoi valori?
Quali sono le cose che davvero contano per te e per il tuo brand? Questi possono essere delle forti leve di aggregazione, i motivi per cui le persone si rivolgeranno a te.
Anche l’analisi della concorrenza può essere importantissima, soprattutto nel caso di un libero professionista. Mentre, nel caso di un’azienda, gli altri reparti.
Chi è il network che ti supporta?
Il network può essere sia interno che esterno al tuo ambiente di lavoro, i colleghi, i partner, la famiglia, gli amici.
Pensa adesso alle azioni che possono essere fatte per aggregare intorno te un network che supporti la tua comunicazione!
Parti dal pensare a quelli che sono i valori che puoi usare come elemento di risonanza e aggregazione. E ovviamente il tutto diventa un altro modello tridimensionale.
È arrivato il momento di lasciare da parte i Lego per ragionare sulla propria matrice SWOT.
Ragionare su punti di forza e punti di debolezza (elementi interni), opportunità e minacce (elementi esterni), la swot appunto, in termini di modelli Lego, diventa più semplice.
E poi ci si è arrivati per passi.
Unique Value Proposition
Attraverso un processo in crescendo, partendo dalla propria identità fino al porre se stessi all’interno di un gruppo e di un network, adesso si hanno a disposizione tutti gli elementi per creare la propria proposizione di valore: UVP Unique Value Proposition
- Ripensa al tuo valore come professionista o dipendente
- Ripensa al tuo perché: perché una persona dovrebbe rivolgersi a te e non a qualcun altro
- Ripensa agli elementi che ti rendono unico e fai leva su quelli
- Ripensa al target specifici della tua audience
Si tirano le fila della giornata: come racconti la tua uvp affinché si rivolgano a te è determinante e devi avere ben in mente
- a chi parli,
- chi sei
- come ti percepiscono gli altri
- la tua concorrenza
- I punti di forza e di debolezza
La difficoltà diventa quella di descriverla in maniera personale e NON aziendale.
“Perché proprio io e non un mio collega?”
Metti la TUA personalità, il tuo valore.
Cosa hai tu di diverso? Qui deve uscire il tuo personal branding, anche se lavori all’interno di una azienda. Perché sei unico rispetto ad un collega che svolge la stessa mansione.
Le conclusioni del mio workshop Lego Serious Play
La giornata si è conclusa e gli spunti che porto a casa sono davvero molti.
Gli adulti giocano con obiettivi diversi:
- legame sociale
- espressione emotiva
- sviluppo cognitivo
- concorrenza costruttiva
Essendo il tutto all’interno di un workshop non ci si sente giudicati e ci si lascia andare.
Il processo creativo sviluppato attraverso le mani è fondamentale: le mani sono intimamente connesse al nostro cervello ma il cervello viene costretto a lavorare in maniera diversa rispetto al solito.
Inoltre la rappresentazione fisica e tridimensionale dei pensieri e delle idee permette di poterli esprimere in modo più dettagliato rendendoli più semplici da spiegare.
L’immaginazione permette alle persone di immaginare quello che la fantasia, l’invenzione e la creatività producono.
(B. Munari)